predatori di luce

Vivevo in una mansarda, a quel tempo. Un monolocale, un’unica grande stanza tutta circondata di legno, calda, accogliente, silenziosa. Sembrava di stare in una baita in montagna. Circondata dai miei libri, dalle mie bottigliette per studiare i profumi di fiori e spezie per riconoscerli poi nei vini (facevo il 2° livello del corso da sommelier), dai colori dei quadri e delle foto, dalle bottiglie vuote e dai liquori da studiare, dalla musica.

Vivevo in preda a una cotta che durava già da tempo, un periodo di tachicardia immediata al solo pensiero di quegli occhi che si illuminavano ogni volta che sorrideva…… e, se lo faceva guardando me, non dormivo per una settimana! Vivevo nell’ansia e nell’incalzante speranza di un accenno di interesse corrisposto, ripensando ad ogni parola per cercare di dargli invano un significato diverso da quello che gli avevo imposto io: si, mi amava, ma non riusciva ad aprirsi per chissà quale ragione. MACCHE’!! tutte balle, pura, enorme e profonda illusione, tutta mia, che svanì dopo pochi giorni.

Ma quella sera ero ancora immersa nelle illusioni, nei sogni e mi ci crogiolavo: ero riuscita ad organizzare una cena nella mia mansarda. Atmosfera calda, Natale appena passato, giorni di ferie, sereni, rallentati, tappeti e cuscini per terra, candele dappertutto, musica soft ma non troppo (UB40!!!) quella che scandisce i battiti del cuore senza agitare, invito pochi amici, quelli giusti, oltre al mio futuro “Amore”, così stranamente a suo agio tra sconosciuti. Preparo il mio cous cous che naturalmente ha molto successo, mangiamo seduti per terra, con la luce delle candele, si scherza, si ride, naturalmente il vino abbonda, ma è un ospite non invadente. Ci si incomincia a raccontare le vite, a farsi i test stupidi per conoscersi e prendersi in giro, confidenze accompagnate anche da qualche massaggio al collo e alla schiena, si aggiungono amici improvvisi, chissà forse alle 2 o alle 4 di mattina. La musica è sempre di sottofondo, i vicini non dicono nulla, il tempo sembra non esistere. Si apre un libro, ci si immerge nelle gesta dei cavalieri erranti in cerca d’amore, si entra nella poesia, si scoprono le passioni di ognuno, si scambiano, si mescolano. E così nasce l’idea: i predatori di luce; farle vivere queste passioni, spesso nascoste nella nostra timidezza, in serate come queste. Ritrovarci per portare ognuno qualcosa di nuovo, da condividere. Come la setta dei poeti estinti dell’Attimo Fuggente. Portare poesie, libri, canzoni, idee, leggere, cantare, ascoltare insieme.

Alle 6 di mattina uno per uno sono andati a casa, lasciandomi con la voglia di un bacio neanche sfiorato, in compagnia del troppo alcool bevuto, in grado di rovesciare un alone tanto pesante e triste su una serata così splendida.

Però il giorno dopo è nata la “poesia” e il desiderio di un “progetto”:

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